Fabbricotti, E., 1976. I
bagni nelle prime ville romane: Cronache Pompeiane, 2, p. 46-7, fig. 12.
Garcia y Garcia L.,
2017. Scavi Privati nel Territorio di Pompei.
Roma: Arbor Sapientiae, no. 49 p. 361-5.
Kockel
V. Funde und Forschungen in den Vesuvstädten 1: Archäologischer Anzeiger, Heft
3. 1985, p. 495 no. 33.
Notizie
degli Scavi di Antichità, 1921, p. 416.
Notizie degli Scavi di Antichità, 1923, p. 271-4.
Stefani, G., Villa
rustica in proprietà Giacomo Matrone in Rivista di Studi Pompeiani XV,
2004, p. 205-6.
La villa venne
esplorata tra il 1904 e il 1905 dal proprietario del fondo, Giacomo Matrone, fratello
di Gennaro Matrone, autore di altri importanti scavi nel territorio vesuviano.
Matteo Della
Corte pubblicò in Notizie degli Scavi la relazione dello scavo indicando il
sito come «posto immediatamente ad occidente della via vicinale che attraversa,
in direzione nord-sud, la contrada Messigno», allora ricadente nel comune di
Gragnano. Nella carta archeologica dell'area vesuviana edita nel Corpus
Topographicum Pompeianum, Angelo Bianco e Angelandrea Casale hanno localizzato
il rinvenimento nell'attuale territorio di Pompei, nell'area compresa tra Via
Messigno ad ovest, Via Molinelle ad est e via Carrara a sud. Tuttavia,
l'indicazione del Della Corte mal si adatta a quanto ipotizzato perché egli
riferisce che il sito era ad occidente della via che attraversa l'abitato di
Messigno, che corrisponde a Via Messigno (ex Via Sacri Cuori) e non ad oriente,
come risulterebbe dal posizionamento proposto. Paola Miniero ha invece
localizzato il rinvenimento nell'attuale territorio di S. Maria La Carità.
Anche per
questo rinvenimento si può invece, alla luce di più approfondite ricerche,
affermare che il sito ricade ancora nel territorio di Pompei, in particolare
nel F. 18, part. ex 115 (ora 159, 160, 389, 400). Nel giornale di scavo,
conservato sia presso la Soprintendenza Archeologica di Napoli che, in minuta,
presso quella di Pompei, il sito è indicato come posto ·«a
circa m. 150 a nord della via vicinale detta Via Carrara che congiunge la Via
di Gragnano che mena a Torre Annunziata e la Via Carità-Gragnano che mena a
Scafati».
La villa,
distrutta dall'eruzione del 79 d.C. ma riutilizzata successivamente come luogo
di sepoltura, presentava impianti produttivi e un settore residenziale dotato
anche di ambienti termali e restituì in particolare un cospicuo numero di travi
di legno perfettamente conservate, data la presenza di acqua di falda che non
consentì di raggiungere i pavimenti degli ambienti e di completare le indagini.
La nuova
localizzazione delle due ville, che distano tra loro circa 1 km e non quattrocento
metri come indicato dal Della Corte, consentirà di proteggere con gli adeguati strumenti
di tutela le aree archeologiche ed aumenta la conoscenza del territorio antico,
in particolare quello della piana del Samo dove finora scarsi sono stati i rinvenimenti
archeologici per le difficoltà di indagine, non certo per l'assenza di
insediamenti, come è stato invece talvolta affermato.
The villa was explored between 1904 and 1905 by the owner of the fondo, Giacomo Matrone, brother of Gennaro Matrone, author of other important excavations in the Vesuvian area.
Matteo Della Corte published the excavation report in Notizie degli Scavi indicating the site as "located immediately to the west of the local road which crosses the Messigno district in a north-south direction", then falling within the municipality of Gragnano. In the archaeological map of the Vesuvius area published in the Corpus Topographicum Pompeianum, Angelo Bianco and Angelandrea Casale have located the find in the current territory of Pompeii, in the area between Via Messigno to the west, Via Molinelle to the east and via Carrara to the south. However, Della Corte's indication does not fit with what was hypothesized because he reports that the site was to the west of the road that crosses the town of Messigno, which corresponds to Via Messigno (formerly Via Sacri Cuori) and not to the east, as would result from the proposed placement. Paola Miniero instead located the discovery in the current territory of S. Maria La Carità.
For this find too, however, it can be stated, in the light of more detailed research, that the site still falls within the territory of Pompeii, specifically in F. 18, part. ex 115 (now 159, 160, 389, 400). In the excavation logbook, kept both at the Archaeological Superintendency of Naples and, in miniature, at the Pompeii Superintendency, the site is indicated as being located - "about 150 metres north of the local road known as Via Carrara, which joins the Via di Gragnano leading to Torre Annunziata and the Via Carità-Gragnano leading to Scafati".
The villa, destroyed by the eruption of 79 AD. but subsequently reused as a burial place, had production facilities and a residential sector also equipped with thermal rooms and in particular it yielded a large number of perfectly preserved wooden beams, due to the presence of groundwater which did not allow the floors of the rooms to be reached and the investigations to be completed.
The new location of the two villas, which are approximately 1 km apart and not four hundred metres as indicated by Della Corte, will allow the archaeological areas to be protected with the appropriate tools and will increase knowledge of the ancient territory, particularly that of the Sarno plain, where so far few archaeological finds have been made due to the difficulties of investigation, and certainly not due to the absence of settlements, as has sometimes been claimed.
See Stefani, G., Villa
rustica in proprietà Giacomo Matrone in Rivista di Studi Pompeiani XV,
2004, p. 205-6.
Note: Excavations undertaken by private citizens in the Pompeian territory.
(Ten years ago, by commission expressly from sig. Superintendent prof. Vittorio Spinazzola, I had to prepare an extensive report, accompanied by numerous photographs, plans and drawings on eleven private excavations of which no news had been given yet. But now that every investigation to find it has been in vain, so it must be considered as definitively lost, and now the Soprintendenza considers that gap must be filled, not without pain, I have redone the work already completed and with this and other subsequent reports, I will give news of the precious topographical antiquarian material, unearthed in the excavations).
(signed Matteo Della Corte).
XV. POMPEI —
Scavi eseguiti da privati nel territorio Pompeiano (Note 1 -Vedi anno 1921,
pag. 416 sge., e anno 1922, p. 459 sgg. Fra il primo
rapporto (scavi I-VI) ed il terzo (scavi XI-XV), inseriti rispettivamente ai
luoghi citati, avrebbe dovuto trovar luogo questo ultimo rapporto che,
riferendo circa gli scavi VII-X, completa la serie.)
VII.
Villa rustica
esplorata dal sig. Giacomo Matrone in un fondo di sua proprietà, posto
immediatamente ad Occidente della via vicinale che attraversa, in direzione
Nord-Sud, la contrada Messìgno, in Comune di
Gragnano.
[Ora si dice di essere a Pompei - vedi nota Grete Stefani 2004 in questa pagina]
Nel bel mezzo
della valle del Sarno, a circa km. 2 a sud della città di Pompei, di là dal
corso attuale del fiume, in sito che molto probabilmente appartenne
nell'antichità al territorio di Stabiae, se il corso del fiume segnava il
limite comune del tenimento delle due città, rividero per breve tempo la luce,
e furon di poi nuovamente interrate, questa villa
rustica e l'altra di cui segue la descrizione. Il tipo di queste ville
rustiche, giacenti a valle delle colline di Pompei e di Stabia, non differisce
da quello delle numerose ville scoperte prima e poi a monte di Pompei, sulle
pendici vesuviane; e, per la constatata presenza dei soliti torcularia e di
ampie cellae vinariae, ci
insegna che anche le bassure della valle del Sarno, divenute oggi eminentemente
seminative per l'apertura di numerosi canali d'irrigazione, erano arbustate nell'antichità e coperte principalmente di
vigneti. Il sottosuolo della regione di questi scavi è invaso dalle acque
latenti, le quali si elevano in alcuni mesi per più di un metro di altezza al
disopra del suolo dell'anno 79; onde, pure limitandosi le ricerche alla più
propizia stagione dell'anno (i mesi da giugno a settembre, nei quali il pelo
dell'acqua latente si abbassa), non si riesce mai a porre all'asciutto
completamente i pavimenti degli antichi edifici, senza l'impiego di potenti
pompe idrauliche. Mezzi adeguati di questo genere non furono adibiti dal signor
Matrone, il quale non si vide incoraggiato da trovamenti di qualche rilievo. La
estrema povertà dei rinvenimenti trova, a parer mio, la sua principale
spiegazione nel fatto che qui le deiezioni vulcaniche, accresciute nel corso
dei secoli pure da considerevoli materiali alluvionali, non raggiungono oggi se
non m.5 di altezza: l'edificio quindi (fig. 1), le cui pareti furono tutt'altro
che rustiche affatto, ed accolsero ben altri ospiti che i soli villici, rimasto
per un'altezza considerevole fuori terra, dovette essere oggetto di frequenti
ricerche dopo l'eruzione. Certa cosa era che, quando la natura e l'opera
dell'uomo permisero a questa contrada di rivestirsi di un inizio di vegetazione
e di vedersi ripopolata dai primi agricoltori sudanti a trasformare l'arida
zolla, i contorni degli ambienti si delineavano ancora così chiaramente fuori
terra, da poter fare scegliere in questa villa il sito conveniente per dare
degna sepoltura ad un ignoto abitatore della landa ripopolata. L'ampia exedra
“n.9”, posta al centro del lato orientale dell'atrio “A”, fu quella che,
sgombrata e poi ricolmata, accolse sul suo pavimento, in posizione regolarmente
coordinata all'andamento delle pareti, il defunto, adagiato in un massiccio,
monolitico, ma rustico, sarcofago di tufo di Nocera, lungo m. 2,30, oggi a
Pompei (fig. 2).
Dei ruderi di
questo edificio, conservati per così scarsa altezza e marciti per tanti secoli
nell'acqua latente, non è possibile se non dare un cenno molto sommario. Per
quel che riguarda i pavimenti, ricorderò che solo qua e là da frammenti emersi
si ebbe la prova che il suolo delle camere principali era coperto di
cocciopesto e di opus signinum; in quanto alle decorazioni murali, furono
notate pareti di IV stile a fondo rosso nell'atrio “A”; a fondo giallo negli
ambienti “n. 8, 9, e 11”; a riquadri gialli e rossi alternati nel calidario
“n.15”: tutti gli altri ambienti erano rustici.
Pompeii. Villa rustica in contrada Messigno proprietà
Giacomo Matrone. 1923 plan from NdS.
See Notizie degli Scavi di Antichità, 1923, p. 272, fig. 1.
Come alla
corte, o peristilio, “B”, dà adito l'ingresso “a”, un altro ingresso, per la
fauce “a’ ”,
posta a sud del calidario “n.l5”, immetteva, come io credo, direttamente
nell'atrio “A”. Qui, ed in genere sul
lato meridionale del fabbricato, i ruderi, ricercati forse nei tempi moderni ed
in parte demoliti, non permisero osservazioni più chiare: è evidente però che
delle due parti della villa, comunicanti fra loro per mezzo della fauce “b”,
l'atrio costituiva l'abitazione del proprietario (v'erano pareti dipinte: v'era
il bagno, consistente però del solo calidario preceduto da un piccolo
apodyterium, “14”); il peristilio, affatto rustico in tutti i suoi ambienti,
era il centro delle attività agricole della fattoria. Su questo, difatti, si
aprivano il pistrinum domestico, con un forno ed una mola di limitate
proporzioni; la grande cella vinaria ”C”, solo in parte
ricercata (fino al confine della via vicinale) e dalla quale pure si estrassero
34 dolii di terracotta; ed il torcular “D”, diviso in
tre reparti, posti in livelli successivamente degradanti, separati fra loro da
muretti rivestiti, come il fondo, del solito cocciopesto levigato. Come
probabili dormitorii dei villici vanno quindi
considerate le camere rustiche “n.1, 5 ,6 e 7”, mentre in quella “n.2” va senza
dubbio riconosciuta la cella ostiaria, che aveva a sé aggregata anche la
contigua camera “3”. Nel mezzo della corte “B”, dalle colonne laterizie,
ritornarono alla luce in cospicuo numero pali di legno destinati alla
circostante vigna, e non già allo stato di carbone come di frequente trovasi il
legno in Pompei e nella regione a monte della città, ma nella loro presso che
totale integrità: alla preservazione delle fibre dei detti pali hanno conferito
i considerevoli minerali di ferro di cui è carica l'acqua latente, e che danno
qui anche al lapillo un accentuato colore rosso- cupo. Un piano superiore è
accertato solo sul lato orientale del cortile; e ciò deducesi
dalle impronte lasciate dalla scala di legno lungo la parete meridionale
dell'ambiente “n.5”.
Pompeii. Villa rustica in contrada Messigno proprietà Giacomo Matrone. 1923. Exedra 9, sarcofago di tufo di Nocera.
I contorni
degli ambienti si delineavano ancora così chiaramente fuori terra, da poter
fare scegliere in questa villa il sito conveniente per dare degna sepoltura ad
un ignoto abitatore della landa ripopolata. L'ampia exedra “n.9”, posta al
centro del lato orientale dell'atrio “A”, fu quella che, sgombrata e poi
ricolmata, accolse sul suo pavimento, in posizione regolarmente coordinata
all'andamento delle pareti, il defunto, adagiato in un massiccio, monolitico,
ma rustico, sarcofago di tufo di Nocera, lungo m. 2,30, oggi a Pompei.
See Notizie degli Scavi di Antichità, 1923, p. 273, fig. 2.
Nell'ambiente
“n.1”: un oleare rustico, di terracotta, alto m.0,16, con l'orlo allungato e
conformato a rostro;
—terracotta
aretina: due coppe di m.0,11 di diam., con marca illégibile;
una scodella larga m.0,21, ed i frammenti di un'altra, larga m.0,26, recanti
rispettivamente le marche X • M • F e C • P • P, rispettivamente (CIL., X, 8055
25,29);
— terracotta
rustica: una lastra di m.0,65 X 0,47 da adibirsi per finestrino, attraversata
da quattro serie orizzontali di tre fori semicircolari ognuna.
Dalla cella
ostiaria “n.2” provengono un'anforetta panciuta, a piede piano, alta m.0,20, e
due anfore vinarie, delle quali una recante graffito il nome Attici, e, dipinte
in colore nero, le iniziali Q. C. R (CIL.IV,6960).
Dal contiguo
ambiente “n.3”: terracotta: una lucerna, nel cui disco è la rappresentanza a
rilievo di un gallo vincitore della gara, con la palma nella zampa; altre due lucernine rustiche, monolychni;
due fritilli per il giuoco dei dadi; un'altra anfora
vinaria con le stesse iniziali,tinte
in rosso, Q. C. R (CIL.IV,6959);
— bronzo: un
asse imperiale molto consunto e corroso.
Dall'ingresso
“a”: terracotta: due urcei panciuti, monoansati, alti m.0,16 e 0,20, ed
un'altra lucerna con lo stesso rilievo del gallo vittorioso.
Dall'ambiente
“n.7”: terracotta: un'anfora vinaria alta m.0,63.
Nel calidario
“n.15” si rinvennero gli oggetti seguenti, di terracotta: un glirarium cilindrico a bordo quadrato, alto m.0,21, diam.m.0,17;
una bottiglia alta m.0,16; un pignattino panciuto,
alto m.0,08; un'anfora alta m.0,62; due urcei Monoansati, alti m.0,17 e 0,21;
due piatti rustici, di m.0,23 e 0,25 di diam.; tre pignatte biansate,
alte m.0,20-0,25; una pignatta a sfera depressa, biansata, alta m.0,15, munita
del relativo coperchio; un pignattino ovoidale, alto
m.0,11; due frammenti di tegole con la marca M. Luccei
\ Quartionis (CIL. X, 8047,10);
— ferro: un
treppiedi;
— marmo: una
larga pelvi di marmo bianco, di m.0,70 di diametro.
Dall'atrio “A”
provengono: un'anfora vinaria alta m. 0,40, a piede piano, ed una grossa
caldaia di bronzo, ovoidale, alta m.0,30;
dal
peristilio, “B”. angolo sud-ovest, con tre anfore vinarie di terracotta, un bel
lebete di bronzo di m.0,35 di diam., le cui anse finiscono ciascuna in due
teste di oca, ed inoltre: vetro : una bottiglia cubica
alta m.0,095 con l'ansa a nastro, e un vaso ovoidale alto m. 0,10:
— terracotta:
una coppa emisferica di m.0,155 di diam.; due urcei panciuti, alti m.0,17; un pignattino alto m.0,10; due fritilli,
alti m.0,09 e 0,12; tre oinochoai alte m.0,17-0,24;
— travertino:
tre pesi di pianta ellittica, mancanti delle anse di
ferro, lunghi m.0,21, 0,24, 0,34;
— pietra
vulcanica: la meta ed il catillus di una mola alta m. 1.
Nella cella
vinaria, “C”, oltre i dolii già ricordati, si
raccolsero: un'anfora, un urceo alto m.0,15, ed una pignatta ovoidale, alta
m.0,28, di terracotta.
Furono
raccolte intere, ed utilizzate nei restauri di Pompei, tegole 38 con embrici
28: delle tegole, tre recavano i seguenti bolli:
1st (L)
Sagini;
2nd Stab. Appi [CIL. X,8042, 90,98);
3rd
Terzo bollo:
CIMBERANTON
Quarto bollo: C. Satrini
Atimetus
Sopra una
pelvi raccolta nel calidario era due volte impresso, come al solito, il bollo
[C.] SATRINI [A]TIMETVS FE (cfr. CIL.X,8048, 28,32):
Quinto bollo: Aulus Plautius Eutactus.
Sopra uno dei
coperchi dei dolii trovati nella cella vinaria, ”C”, era impresso il bollo A PLAVTI EVTACTI.
XV. POMPEI - Excavations carried out by private individuals in the Pompeian territory (Notes 1 -See year 1921, p. 416 ff., and year 1922, p. 459 ff. Between the first report (excavations I-VI) and the third (excavations XI-XV), inserted respectively at the above-mentioned sites, should have been this last report, which, reporting on excavations VII-X, completes the series).
VII
A rustic villa explored by sig. Giacomo Matrone on a property belonging to him, located immediately to the west of the vicinal road that crosses, in a north-south direction, the Messìgno district, in the municipality of Gragnano.
[Now said to be in Pompeii - see Grete Stefani 2004 note on this page]
In the middle of the Sarno valley, about 2 km south of the city of Pompeii, on the other side of the current course of the river, in a site that most likely belonged in antiquity to the territory of Stabiae, if the course of the river marked the common boundary of the estate of the two cities, this rustic villa and the other described below came to light for a short time and were later reburied. The type of these rustic villas, lying downstream of the hills of Pompeii and Stabia, does not differ from that of the numerous villas discovered first and then upstream of Pompeii, on the slopes of Vesuvius; and, because of the ascertained presence of the usual torcularia and large cellae vinariae, it teaches us that the lowlands of the Sarno valley, which today have become mainly arable due to the opening of numerous irrigation canals, were shrubby in antiquity and covered mainly with vineyards. The subsoil in the region of these excavations is invaded by latent water, which in some months rises more than a metre above the soil level of the year 79; so that, even if research is limited to the most favourable season of the year (the months from June to September, when the surface of the latent water subsides), it is never possible to completely dry out the floors of ancient buildings without the use of powerful hydraulic pumps. Adequate means of this kind were not employed by Mr Matrone, who was not encouraged by findings of any significance. The extreme poverty of the findings is, in my opinion, mainly explained by the fact that the volcanic debris here, increased over the centuries by considerable alluvial material, does not reach a height of more than five metres. The building (fig. 1), whose walls were anything but rustic, and which welcomed guests other than villagers, and which remained a considerable height above ground, must have been the subject of frequent searches after the eruption. What was certain was that, when nature and the work of man allowed this district to be clothed with the beginnings of vegetation and to see itself repopulated by the first farmers toiling to transform the arid sod, the contours of the rooms were still so clearly delineated above ground that this villa was chosen as the appropriate site to give a worthy burial to an unknown inhabitant of the repopulated land. The large exedra "n. 9", located in the centre of the eastern side of atrium "A", was the one that, after being cleared and then filled in, accommodated the deceased on its floor, in a position regularly coordinated with the course of the walls, lying in a massive, monolithic but rustic sarcophagus of Nocera tuff, 2.30 m. long, now in Pompeii (fig. 2).
Of the ruins of this
building, preserved at such a low height and rotting for so many centuries in
latent water, it is only possible to give a very sketchy outline. As far as the
floors are concerned, I will recall that only here and there, from fragments
that emerged, was there proof that the floor of the main chambers was covered
with cocciopesto and opus signinum; as for the wall decorations, walls in the
fourth style with a red background were noted in atrium "A"; with a
yellow background in rooms "n. 8, 9, and 11"; with alternating yellow
and red squares in caldarium "n. 15": all the other rooms were
rustic.
Pompeii. Villa rustica in contrada Messigno proprietà
Giacomo Matrone. 1923 plan from NdS.
See Notizie degli Scavi di Antichità, 1923, p. 272, fig. 1.
Just as the
courtyard, or peristyle, "B", is accessed through entrance
"a", another entrance, through the fauces " a' ", located
south of the calidarium "n. l5", led, as I believe, directly into
atrium "A". Here, and in
general on the southern side of the building, the ruins, perhaps found in
modern times and partly demolished, did not allow for any clearer observations:
it is evident, however, that the two parts of the villa communicated with each
other by means of fauces "b". The atrium was the owner's dwelling
(there were painted walls: there was the bath, consisting, however, only of the
caldarium preceded by a small apodyterium, "14"). The peristyle,
which was quite rustic in all its rooms, was the centre of the farm's
agricultural activities. This was in fact the site of the domestic pistrinum,
with an oven and a grindstone of limited proportions; the large wine cellar
'C', only partially excavated (up to the boundary of the local road) and from
which 34 terracotta dolia were extracted; and the torcularium 'D', divided into
three sections, placed in successively degrading levels, separated from each
other by walls covered, like the bottom, with the usual smooth cocciopesto. The
rustic rooms 'Nos. 1, 5, 6 and 7' are therefore to be considered as probable workers
dormitories, while room 'No. 2' was undoubtedly the cella ostiaria, which had
the adjoining room 'No. 3' attached to it. In the middle of courtyard
"B", from the brick columns, a considerable number of wooden poles destined
for the surrounding vineyard came to light, and not in a carbonised state, as
wood is often found in Pompeii and in the region upstream of the city, but in
their almost total integrity: the considerable iron minerals in which the
latent water is charged contributed to the preservation of the fibres of these
poles, which also give the lapilli here a marked dark red colour. An upper
storey is only ascertained on the eastern side of the courtyard; this can be
deduced from the impressions left by the wooden staircase along the southern
wall of room 'No. 5'.
Pompeii. Villa rustica in contrada Messigno proprietà
Giacomo Matrone. 1923. Exedra 9. Sarcophagus of Nocera tufa.
The contours of the rooms were still so clearly delineated above ground that this villa was chosen as the appropriate site to give a worthy burial to an unknown inhabitant of the repopulated land. The large exedra "n. 9", located in the centre of the eastern side of atrium "A", was the one that, after being cleared and then filled in, accommodated the deceased on its floor, in a position regularly coordinated with the course of the walls, lying in a massive, monolithic but rustic sarcophagus of Nocera tuff, 2.30 m. long, now in Pompeii.
See Notizie degli Scavi di Antichità, 1923, p. 273, fig. 2.
In room "no.
1":
- a rustic terracotta
oil jar, 0.16 m high, with an elongated rim in the shape of a beak;
- terracotta from
Arezzo: two cups, 0.11 m. in diameter, with an illegible mark; a bowl 0.21 m.
wide, and fragments of another, 0.26 m. wide, bearing the marks X-M-F and C–P-P,
respectively (CIL., X, 8055 25.29)
- rustic terracotta:
a slab measuring m.0.65 X 0.47 to be used as a window, crossed by four
horizontal series of three semi-circular holes each.
From the cella ostiaria
'n.2' come a pot-bellied amphora with a flat-foot, 0.20 m. high, and two wine
amphorae, one of which bears the name Attici and,
painted in black, the initials Q. C. R (CIL. IV, 6960).
From the adjoining
room 'No. 3':
- terracotta: an
oil-lamp, in the disc of which is a relief representation of a cockerel winning
a race, with a palm in its claw; two other rustic oil-lamps, monolychni; two fritilli [cups] for playing dice; another wine amphora with the same
initials, painted in red, Q. C. R (CIL.IV,6959);
- bronze: a very
worn and corroded imperial asse.
From room 'a':
- terracotta: two
pot-bellied, single-handled jugs, 0.16 and 0.20 m high, and another oil-lamp
with the same relief as the victorious cockerel.
From room 'no. 7':
- terracotta: a wine
amphora 0.63 m high.
In the calidarium
"n.15" the following objects were found:
- terracotta: a
cylindrical glirarium with a square edge, 0.21 m high, 0.17 m in diameter; a
bottle 0.16 m high; a pot-bellied pot, 0.08 m high; an amphora 0.62 m high; two
Monoansati urcei, 0.17 and 0.21 m high; two rustic
plates, 0.23 and 0.25 m in diameter; three double-handled pots, 0.20-0.25 m
high; a depressed sphere-shaped pot, with two handles, 0.15 m high, equipped
with the relative lid; an ovoid pot, 0.11 m high; two fragments of tiles with
the brand M. Luccei \ Quartionis (CIL. X, 8047,10);
- iron: a tripod;
- marble: a large basin
of white marble, 0.70 m in diameter.
From atrium
"A" come: a wine amphora m. 0.40, with a flat foot, and a large
bronze boiler, ovoid, 0.30 m high;
from the peristyle,
“B”. south-west corner, with three terracotta wine amphorae, a beautiful bronze
lebete [cauldron] of 0.35m in diameter, whose handles each end in two
goose heads, and also:
- glass: a cubic
bottle 0.095m high with a ribbon handle, and an ovoid vase m high. 0.10:
- terracotta: a
hemispherical cup of 0.155 m in diameter; two pot-bellied jugs, 0.17 m high; a
small pot 0.10 m high; two fritilli, 0.09 and 0.12 m high; three oinochoai [wine jugs] 0.17-0.24 m high;
- travertine: three elliptical
weights, missing the iron handles, 0.21, 0.24, 0.34 m long;
- volcanic stone:
the meta and the catillus of a millstone 1m high.
In the wine cellar,
"C", in addition to the dolia already mentioned, the following were
collected: an amphora, a urceus [water jug] 0.15 m high, and an ovoid terracotta cooking pot, 0.28 m
high.
Collected whole, and
used in the restoration of Pompeii, were 38 tiles with 28 embers: of the tiles,
three bore the following stamps:
1st (L) Sagini;
2nd Stab. Appi [CIL.
X,8042, 90,98);
3rd
Third stamp
CIMBERANTON?
Fourth stamp: C. Satrini
Atimetus.
Above a basin
collected in the caldarium was twice impressed, as usual, the stamp [C.]
SATRINI [A]TIMETVS FE (cf. CIL.X,8048, 28.32)
Fifth stamp: Aulus Plautius
Eutactus.
above one of the
lids of the dolia found in the wine cellar, 'C', was stamped A PLAVTI EVTACTI.
Villa rustica
Messigna-Gramagno (fig. 12). Dei ruderi di questo edificio conservati per
scarsa altezza e marciti in terreno paludoso si può dire ben poco. È interessante
notare come ci fossero due entrate, una dal peristilio (B) che portava alla
parte rustica ed una nell'atrio (A) che immetteva nella parte padronale. Queste
due zone comunicavano internamente con un corridoio. Dall'ingresso che
conduceva all'atrio si poteva entrare direttamente nel bagno, costituito dal
solo calidarium preceduto da un piccolo apoditerium. Poiché
nel calidarium sono stati rinvenuti frammenti di anfore, una bottiglia, due
orci monoansati e quattro pignatte biansate con un
coperchio e manca una vasca in muratura, si può pensare che ve ne fosse una
mobile che veniva riempita a mano. Vi sono anche tracce di suspensurae dal che
si deduce che nella stanza attigua vi fosse un praefurnium. Il pavimento delle
camere principali era coperto di cocciopisto e di
opus signinum. Per quanto concerne le decorazioni murali sono state notate
pareti di IV stile (I fondo rosso nell'atrio e a fondo giallo negli ambienti
padronali. Il calidario invece - di cui non si conserva il pavimento – era ornato
con riquadri gialli e rossi alternati, mentre gli altri ambienti erano rustici.
Villa rustica Messigna-Gramagno (fig. 12). Very little can be said about the ruins of this building, which are preserved to a low height in marshy ground. Interestingly, there were two entrances, one from the peristyle (B) leading to the rustic part and one in the atrium (A) leading to the owners part. These two areas communicated internally with a corridor. From the entrance that led to the atrium one could enter directly into the bath suite, consisting only of the calidarium preceded by a small apodyterium. Since fragments of amphorae, a bottle, two single-handled jars and four two-handled pots with a lid were found in the calidarium and a masonry basin is missing, it may be assumed that there was a movable one that was filled by hand. There are also traces of suspensurae from which it can be deduced that there was a praefurnium in the adjoining room. The floor of the principal chambers was covered with cocciopisto and opus signinum. As far as wall decorations are concerned, walls in the IV style (red background in the atrium and yellow background in the principal rooms) were noted. The caldarium, on the other hand - the floor of which is not preserved - was decorated with alternating yellow and red panels, while the other rooms were rustic.
See Fabbricotti, E., 1976. I bagni nelle prime ville romane:
Cronache Pompeiane, 2, p. 46-7, fig. 12.
Pompeii. Villa rustica in proprietà Giacomo Matrone. 1976. Plan by Fabbricotti. With entrances at A and B and baths with floors highlighted.
Note Fabbricotti calls this the Villa Rustica Messigna-Gramagno.
See Fabbricotti, E., 1976. I bagni nelle prime ville romane:
Cronache Pompeiane, 2, p. 46-7, fig. 12.